In breve, il cadavere di una nativa sparisce dall'obitorio e le tracce portano in due direzioni: da una parte la multinazionale per cui la donna lavorava, che sfrutta e inquina il territorio Apache, e dall'altra il marito di lei, indiano anch'esso e con il vizio dell'alcol e dalle mani pesanti. In mezzo si trova il nostro Thorn, coadiuvato come sempre dalla valida Kay, la quale, proprio in questo numero, darà sfoggio delle sue qualità.
L'albo scorre bene e si segue l'indagine dei due con la giusta curiosità, ma come sempre avviene in questa collana, l'attenzione vera e propria è dedicata alle tematiche sociali di quell'epoca. La sottrazione del cadavere è giusto il pretesto per parlare dello sfruttamento del territorio ai danni dei nativi, i quali sono tutt'altro che propensi a starsene buoni. I motivi e le accuse sono validi da entrambe le fazione e l'ago della bilancia, rappresentato da Saguaro, punta in una sola direzione: quella della legge. Indiano o bianco, chi sbaglia finisce col muso sul suo pugno.
Spettacolare e "fumettistica" la lotta finale, ambientata in una location davvero suggestiva come già la splendida copertina di Furnò fa intendere: le rovine di un Pueblo Anasazi. Senza svelare nulla, la chiusura dell'albo è alquanto amara e anche se la legge fa il suo corso, a farne la spesa delle guerre sono sempre gli innocenti.
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