venerdì 11 gennaio 2013

La disperazione della scimmia

"Guarda... guarda quest'albero. É un'Araucaria. Viene chiamato "la disperazione della scimmia", perchè non concede nessun appiglio per essere scalato... La nostra relazione è come quest'albero, Josef. Non può lasciarsi invadere dai sentimenti."

La disperazione della scimmia, di J.P. Peyraud e Alfred, edito dalla Tunuè, è un signor romanzo grafico che mi ha letteralmente conquistato. Ambientato in un ipotetico paese dell'Est, con influssi russi, greci e turchi, racconta la storia d'amore tra Josef, un uomo che ha ereditato l'attività di famiglia basata sulla pesca e Vesperine, moglie di un politico che per caso si è trovato ad essere martire di una rivoluzione e che adesso giace su una sedia a rotelle in preda alla pazzia. Il tutto nel pieno di una guerra civile sanguinosissima e di cui i nostri si troveranno loro malgrado essere protagonisti.

Come sempre, è la follia a pervadere la guerra, ma qui ci viene mostrata da ambe le parti, dove al dittatore amante dell'arte e succube della madre si oppone il ribelle con manie di grandezza. E la cosa stupenda sono i personaggi che risolvono definitivamente le situazioni: secondari e apparentemente innocui. Ma tutti i personaggi sono il punto di forza di questo graphic novel; sapientemente caratterizzati, mai banali, così particolari ma anche tanto semplici da potersi identificare. É davvero difficile trovare una lettura così completa. I sottotesti che la popolano sono tantissimi e non basterebbe certo un post per parlarne. Così come i rimandi e gli omaggi. Ce n'è uno in particolare che mi ha colpito: riguarda due treni, di cui uno è la dimora del cattivo. Ricorda niente? Corto Maltese, sempre lui, in tal caso la sua lunghissima avventura "Corte Sconta detta Arcana" dove anche lì c'erano due treni preziosi per la guerra.

Ma al di là della storia, ci sono i disegni di Alfred. Incredibili. Raffinati eppur caricaturali. Capaci di rappresentare la bellezza quasi angelica di Vesperine e la brutalità di omicidi a sangue freddo e stragi di massa. Gli sfondi sono ottimamente curati e la rappresentazione del paesino dove hanno inizio le avventure è davvero ben riuscita. Ma lo è anche la rappresentazione del brutto, come il cimitero delle navi, grigio, buio e che incute timore reverenziale come una cattedrale in un giorno senza sole. Il tutto coadiuvato da una colorazione adeguata che interpreta bene il sentimento dei disegni e ne amplifica le atmosfere.

L'unica critica da rivolgere al volume è però la cura editoriale. La Tunuè opta per il gran formato, ed è un bene perché si valorizzano le tavole di Alfred, ma poi sceglie una copertina in semplice cartoncino doppio, senza plastificatura e la stessa rilegatura fa sì che il bordo vicino alla costoletta risenta dello sfogliare delle pagine. Inoltre è da segnalare anche l'assenza di alette, un breve commento dell'opera o anche solo le biografie degli autori coinvolti. Un vero peccato poiché il volume andava sicuramente valorizzato.

Insomma un graphic novel consigliato non solo a chi ama leggere bei fumetti adulti, ma anche a chi di fumetti non ne ha mai masticato. Perché quando c'è una bella storia da raccontare, essa travalica sempre il mezzo. Che sia libro, cinema o fumetto.


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